Il mio sogno ricorrente è: sono in un posto conosciuto (casa, camera, casa di qualcuno...) e devo andarmene, ma non riesco a raggiungere la porta perché strada facendo mi ritrovo in un labirinto, stanze che portano ad altre stanze, corridoi senza uscita...
E non è che ci vuole la reincarnazione di Freud per interpretarlo.
E' arrivata un'altra primavera (con tutta la neve, vabbè) e non so che dire a una persona che mi dice di essere sfortunata. E' la stessa persona che diceva a me che non esistono fortuna e sfortuna. E il fatto è che io continuo a crederci - e secondo me anche lei - che dipende da noi. Ma ti capita la prima, e poi la seconda, e un'altra, un'altra, un'altra, passano gli anni e continui a ripeterti che sei tu che ti fai la tua fortuna, e fai fai fai, continui, cammini cammini ma i corridoi si allungano ed è sempre più difficile trovare la spinta, però di sederti non ti va.
Intanto sono passati altri mesi, e in questi mesi doveva cambiare qualcosa, e non è cambiato, e forse ho un'altra volta sprecato tempo energia e apettative, spero di no ma intanto sono qui, e non mi piace e non posso farci niente, mi mancano troppe cose. Ieri mi hanno detto che sono pantofolaia, e cazzo se non è vero. Ma io qui non so dove andare, mi è tornata la claustrofobia. E il senso di inadeguatezza che avevo sconfitto (più o meno) trovando posti e situazioni per cui non era necessario che io fossi diversa da come sono.
L'altro giorno sono tornata a casa con gli occhi rossi, dopo un tragitto in autobus tutto con la faccia al finestrino e i capelli davanti per nascondere il pianto. Ma a domanda, la solita risposta: niente. Niente, perché io sono quella dei "va tutto bene", sto benissimo io, io non devo chiedere mai, io non ho paura. A me l'orgoglio mi ucciderà. Perché non ce la faccio a dirlo, qual è il problema vero. Non è che odio i bambini, come dice qualcuno. Non è che non mi piace, non so accontentarmi, non capisco la mia fortuna. Il problema più grande è che io non lo so fare. Sono sbagliata. Lo sapevo già, ma adesso me l'hanno detto senza troppi giri di parole. Sono sbagliata. Non vado bene. Sono fredda, non sorrido abbastanza, non abbraccio abbastanza. Praticamente, mi è stato buttato addosso tutto quello che per anni mi ha fatto stare male e sentire fuori posto e non accettata.
Eccomi qua, quando avevo deciso che potevo andare bene anche così, a sentirmi di nuovo dire "devi cambiare". Per cosa poi, per chi? Per morire di noia.
domenica 22 marzo 2009
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5 commenti:
Ti capisco...alle volte sembra che le persone che incontriamo ci debbano dare il loro libretto per le NOSTRE istruzioni!
Un bacio
Io dovrei avere il primo anello blu
sei già cambiata, se hai scritto questo post.
baci e abbracci senza moderazione dall'amica che dice di essere sfortunata e contemporaneamente di non credere alla fortuna/sfortuna e che di una cosa è sempre stata certa: le illusioni sono nate per illudere, e basta.
Baol: noi secondo, ma sempre blu, quindi stesso ingresso, I suppose, forse ci si riesce a salutare!
Amica: forse sono cambiata, ma di sicuro non nel modo "giusto" (forse non si capiva bene: il modo giusto sarebbe quello giusto per essere un'amabile maestrina)
Non si può essere quello che non si è. E non credo che a insistere ti/ci si faccia del bene.
Ma io ci credo, le cose cambiano se hai la pazienza di aspettare, continuando a essere quello che sei al meglio che puoi...
Di fronte ai "dovresti essere" degli altri e ai propri "dovrei essere" (che forse fanno più male si potrebbe reagire pensando che nessuno è perfetto, che credere di esserlo sarebbe da stupidi e che quello che conta è provare, ricercare. E tu lo stai facendo.
Un abbraccio che buca la parete, ormai sottile, dell'orgoglio
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